Curiosità: |
Anticamente
Capoliveri veniva chiamato il paese delle streghe. lo confermano
vecchi racconti paesani come ad esempio la leggenda di Barabarca,
che narra la storia di Malopescio (pescatore locale) e le
streghe. |
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Capoliveri (Di
Filippo Boreali)
Un artista tedesco, Kurt Mergennthal, nel 1995 dovendo fare un catalogo dal titolo “Capoliveri e le sue miniere”, mi pregò di scriverne la storia, cosa che feci con gran piacere.
Facendo tesoro di quello scritto, cercherò di soddisfare sinteticamente, la curiosità del “navigatore” per convincerlo a visitare questo paese, e voglio iniziare con due versi tratti da una poesia che il poeta Bartolomeo Sestini gli ha dedicato:
“Ovunque trovi qualcosa
di tuo che sa di ignoto
ma fu negli evi e ancora
si ascolta dal profondo…”
Lontano nei secoli, oltre ogni possibile riferimento storico, Capoliveri c’era, perché sappiamo che questo paese, insieme a Rio Elba è stato tra i primi insediamenti abitativi elbani.
Nell' Eneide troviamo alcuni accenni riguardanti le miniere dell’Elba, siamo alla caduta di Troia, 1280 anni avanti all’era volgare: “Seicento s’imbarcò di Populonia-Trecento dell’Etalia (Elba) in cui ferrigna vena-abbonda sì n’erano ancor essi-dal capo ai piè di ferro armati”. (Eneide Volg. Da C. Carlo). Da ciò si può legittimamente pensare che anche Capoliveri abbia dato il suo contributo di uomini e di ferro.
Se quanto detto è un ipotesi verosimile, certo è invece l’insediamento etrusco in località Palo e la necropoli in Località Profico. Giacomo Mellini curò nel 1816 importanti ricerche e scavi portando alla luce reperti storici attestanti la loro presenza; presenza dovuta certamente alle vicine miniere di ferro di Monte Calamita.
La Capoliveri, così come la conosciamo oggi nel suo centro storico, ha avuto origine nel periodo romano (250 a.c.), e la sua struttura detta a "lisca di pesce", con la Via Roma centrale e i vicoli sui lati sono appunto una classica urbanizzazione dell’epoca romana. Proprio i romani ne fecero un luogo di confine per falliti d’ogni sorte, che a sua volta erano impiegati per lo sfruttamento delle miniere di Calamita.
Il nome romano era Caput-Liberum, da cui sarebbe derivato l’attuale Capoliveri.
Con il declino dell’impero iniziarono le invasioni dei barbari, tanto che per difendersi furono erette tutto intorno all’abitato delle mura di cinta e queste opere di difesa sono ancora oggi citate nei toponimi cittadini come: sotto le mura, fosso, baluardo, fortezza, torre.
Nonostante le fortificazioni, saccheggi e distruzioni si alternavano, ma questo popolo indomito, manifestava sempre la volontà di ricostruire.
A metà del 1500 il paese subisce le scorribande del Barbarossa e da questo saccheggiato e messo a ferro e fuoco.
Si succedettero poi il dominio francese e spagnolo fino ad arrivare agli Appiani, i così detti “Signori di Piombino”, il cui interesse primario era ancora una volta quello dello sfruttamento minerario.
Il dominio napoleonico segnò un atro periodo di accesi contrasti tra Napoleone e Capoliveri che si rifiutava di pagare le tasse, tanto che l’Imperatore ne aveva già disposto l’attacco militare, sventato da una bellissima danna capoliverese rimasta nella storia come “ La Vantina”.
Con l’evento dello Stato Italiano Capoliveri fu frazione di Portolongone, adesso Porto Azzurro, e questo fino al 1906 quando divenne comune autonomo.
Il resto è storia recente, legata prevalentemente a quella delle miniere la cui attività è durata fino alla fine degli anni 80. La natura ha inserito questo nostro comune in un contesto ambientale favorevole per lo sviluppo turistico e i capoliveresi ne hanno approfittato per convertire la loro professionalità mineraria e agricola, in quella turistica. La sua costa, che si sviluppa per circa 40 km parte da Mola fino ad arrivare nelle vicinanze di Marina di Campo, e su questa costa si sono sviluppate località turistiche come Naregno, Innamorata, Morcone, Pareti, Lido e Lacona, portando Capoliveri ad essere il primo comune turistico dell’Elba, non solo, ma al secondo posto come presenze turiste dopo Firenze.
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