Le Miniere di ferro

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Le miniere che si trovano nel comune di Capoliveri sono comunemente identificate come “ Le miniere di Calamita”. Prendono questo nome dai giacimenti di magnetite, detta calamita, che a sua volta diede il nome al monte sovrastante. Le miniere sono tre: Calamita, Ginevro e Sassi neri.
Quella di Calamita è la più vasta ed importante per i numerosi cantieri a cielo aperto che si aprivano sulla costa sud guardando la Corsica. I più importanti sono stati: Le Piane, Il Vallone Basso, Il Vallone alto, formato in seguito all’avanzamento del Vallone che incorporò il cantiere delle Francesche in attività fin dal 1884 ; Le Cote nere, Polverio, Macei alto, Macei basso, Nuova zona, Alaroccia, Punta rossa, e la Civetta . Il minerale di questi cantieri veniva trattato dalla laveria del Cannello per essere successivamente portato ai silos di caricazione.
La miniera di Ginevro si trova a levante con di fronte la costa maremmana. I cantieri a cielo aperto si sviluppavano su diversi livelli prendendone il nome di : quota 81, 54, 30 e 06. Le quote 54, 30 e 06 erano comunicanti tra loro con gallerie, discenderie, pozzi e fornelli. I lavori sotto il livello del mare misero in comunicazione le quote di + 06 con -24, -54, e - 81.
La miniera di Sassi neri, anch’essa a sud, sfruttava un piccolo filone che dalla quota +4 si inoltrava fino a sotto il livello del mare. Tale tipo di escavazione a cielo aperto, alla fine ha dato vita a un piccolo laghetto.

L’estrazione del minerale.

L’estrazione ha trovato nel tempo tecniche sempre nuove e capaci di aumentarne la produzione secondo le necessità di un determinato periodo storico. Prima dell’utilizzo dell’esplosivo si procedeva con la forza delle braccia, servendosi d’arnesi come picconi, mazze, leve di ferro e per il trasporto si utilizzavano asini e muli. Si cercava il minerale più morbido, come oligisto o ematite, facili soprattutto ad essere ridotti in piccolissima “appezzatura”, ed essere utilizzato nei forni di fusione alimentati dal carbone a legna. Con la scoperta degli esplosivi si arrivò presto alle mine, prima con polvere nera e poi con la dinamite. L’esplosivo consentì di realizzare una maggiore produzione di minerale di ferro ma nello stesso tempo aumentarono gli incidenti anche mortali dovuti alla scarsa conoscenza dei prodotti esplosivi. Con lo sviluppo siderurgico italiano le richieste di minerale aumentarono sempre più, per sopperirvi l’evoluzione tecnica portò anche le prime macchine a vapore, l’energia elettrica, impianti di frantumazione, tecniche di escavazione avanzate e ruspe, escavatori, nastri trasportatori, camion, martelli perforatori, tutto questo per soddisfare le richieste sempre più pressanti degli altiforni di Piombino e Taranto.